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"Fare cose con le parole"

Esempi di comunicazione infelice

di Giovanni Acerboni

 

23 giugno 2011. Al centralino

Telefono a un'organizzazione pubblica che ha sede a Napoli e chiedo di un certo ufficio. Il centralinista risponde, con tono inquisitorio e con un forte accento dialettale: "Per che cosa?".

Non è la prima volta che mi capita di essere interrogato in modi così bruschi su questioni che non possono minimamente riguardare il centralinista. Se il suo scopo era quello di indirizzarmi meglio, ne ha ottenuto un altro. Per farmi capire che la sua funzione non era quella di fare da filtro o da muro respingente, avrebbe potuto chiedermi: "Se mi dice a quale proposito, la metto in contatto con la persona giusta".

Gli ho dunque risposto che delle mie questioni avrei potuto parlare solo con quell'ufficio. E me l'ha passato.

 

18 giugno 2011. Uomo in strada

I tabelloni che di tanto in tanto attraversano l'autostrada e comunicano spesso qualcosa di interessante. Utile, per esempio, l'annuncio di una coda o di lavori in corso. E proprio a questo proposito, trovo molto strano e tutt'altro che chiaro quello che dice "Uomo in strada". Sarà perché lo associo a "Uomo in mare", ma mi pare davvero curioso indicare la presenza di operai in questo modo. Per fortuna, c'è la traduzione in inglese: "Men at work".

 

31 maggio 2011. Un sinonimo davvero insolito di treno

Sono a Roma, seduto in treno, in attesa della partenza. Mi rilasso dopo una giornata di lavoro. Chiudo gli occhi. Parte un annuncio, che in modo poco chiaro informa i passeggeri che il treno è guasto. A questo punto mi rianimo e ascolto attentamente il resto. Dice: "Sul binario accanto sta per arrivare del materiale corrispondente".

Qualcuno nella mia carrozza mormora qualcosa, qualcun altro gli risponde. Sento che si discute. Vedo gente che toglie i bagagli dai ripiani. Alcuni stranieri osservano allibiti la scena. Non sanno che cosa fare.

Sul binario accanto, arriva un treno. Qualcuno, ridacchiando amaramente, dice: "Eccolo, è arrivato il materiale corrispondente". Scendiamo tutti, anche gli stranieri, ai quali qualcuno ha tradotto il senso del messaggio (evitando, per carità di patria, di entrare nei dettagli).

Accidenti!, mi dico. Con il mestiere che faccio, di mostriciattoli lessicali ne vedo parecchi, ma 'materiale corrispondente' per 'treno' li supera tutti, nella sua inutilità e, soprattutto, nella sua incomprensibilità.

 

20 maggio 2011. I poveracci che viaggiano in seconda classe sulla Frecciarossa

Vedo che Trenitalia insiste con un messaggio poco rispettoso dei viaggiatori di seconda classe. Pochi minuti dopo la partenza del treno, parte un annuncio che dice (cito a memoria): "Tra pochi minuti verrà effettuato in prima classe un servizio di benvenuto. Saranno offerti bevande calde e fredde delle migliori marche italiane, aperitivi, prosecco Carpenè Malvolti, uno snack dolce o salato...".

Naturale che in prima classe si offra un servizio migliore, ma poco cortese marcare in questo modo la differenza con la seconda. Siamo tutti sullo stesso treno, ma la festa è riservata. O forse, facendo venire l'acquolina, si vuole indurre il viaggiatore di seconda a entrare nel club dei privilegiati? Come dice la pubblicità: per molti, non per tutti. Ecco: è pubblicità.

 

21 marzo. Il risponditore automatico che fa cadere automaticamente la linea

Telefono a un'organizzazione pubblica. C'è un disco che dice: "Per parlare con un operatore premere 1; per uscire premere 0". Incuriosito, premo 0, e il disco dice: "Grazie per aver chiamato", e la linea cade. Viene in mente la Most Useless Machine Ever.